Sorvolando le Cinque Terre

  • Biassa – Levanto
  • Difficoltà 2
  • Durata 9h30’
  • Lunghezza 25,6 km

Il percorso parte da Biassa, una delle frazioni collinari più antiche della Spezia. Facilmente raggiungibile usando le corriere di linea, il borgo è un nodo significativo per le escursioni verso il Parco  Nazionale delle Cinque Terre, ma è anche meta delle gite fuori porta dei buongustai di città, che apprezzano panigacci e cucina casalinga.

Se volete passeggiare imboccate la via segnalata dalla tabella numero 3, in prossimità della chiesa di San Martino, e arrivate, passando sotto castagni e pini marittimi, in località Colle del telegrafo. A questo punto prendete come riferiment o il segnavia numero 1, che ci porterà in quota dall’altra parte delle Cinque Terre.

Il cammino si snoda su un sentiero di crinale toccando i 785 metri del Monte Capri. Proprio in prossimità di questa sommità c’è una delle più antiche testimonianze della presenza dell’uomo nella zona: un menhir del periodo megalitico. Il percorso vi porta in mezzo a boschi di pino marittimo e macchie di ginestrone, ma non mancano affacci mozzafiato sul mare, sul borgo di Riomaggiore e sulle coste terrazzate coltivate esclusivamente a vite. Maestosi panorami che regalano la possibilità di vedere, nelle giornate di cielo terso, anche le isole Corsica e Gorgona. Dopo la salita per il Monte Malpertuso, la strada comincia a ridiscendere passando per la Foce Drignana, sopra il borgo di Vernazza, fino al passo del Termine di Soviore, raggiungendo la località Colla di Gritta. In questo ultimo tratto il percorso coincide con la strada carrozzabile per Levanto. Il segnavia numero 1 vi conduce sino a un ristorante, dove è possibile gustare i piatti della tradizione ligure, sia di terra che di mare.

Poco distante, lungo la strada che porta a Levanto, si trova l’imbocco del sentiero numero 12, quello da seguire sino alla meta. Il primo tratto è un ripido cammino che percorre uno sterrato in discesa fra i castagni e i pini. Finito il bosco, vi accolgono gli uliveti, coltura che dalla costa raggiunge località Fontona. Da qua il percorso coincide con un’antica mulattiera e sul finire attraversa un ponticello di sasso ad arcata. A questo punto il tragitto ritorna sulla strada asfaltata provinciale fino alla città di Levanto, circondata dalle viti del Colline di Levanto Doc. Dai boschi alla spiaggia il percorso vi ha così condotto attraverso le mille sfaccettatur e di questo territorio stupendo, sapori molteplici che si possono ritrovare sulla tavola guarnita con piatti che hanno mantenuto intatte le caratteristiche di una lunga tradizione. Dal pesto, alle torte di verdura, dalle acciughe ripiene, alle cozze alla marinara, sia che si scelga il menù di terra sia che si prediliga quello di mare, trovare il vino dall’abbiname nto perfetto sarà un gioco da ragazzi.

Dai castelli sul mare alla Val di Magra

  • San Terenzo – Marinella
  • Difficoltà 2
  • Durata 3h30’
  • Lunghezza 32 km

Si sale in sella a San Terenzo, borgo di mare e di poesia, e si pedala dolcemente sino a Lerici attraverso un percorso che ha ispirato scrittori e poeti romantici come Byron e Shelley. Dal mare emerge un panorama mozzafiato sull’altro capo del Golfo dei poeti, con Porto Venere e le sue isole, mentre sulla sinistra si ergono ville dal passato signorile e uliveti che si arrampicano lungo i declivi.

L’olio extravergine di oliva, qua come in tutta la zona, è infatti una delle produzioni più diffuse, insieme a quella del vino. Ma è dal mare che giunge il prodotto al quale la comunità di Lerici ha deciso di rendere omaggio alla fine di ogni estate, con una rassegna fatta di degustazioni, tradizione, ricette e dibattiti. Stiamo parlando di Mytiliade, l’annuale festa dedicata ai mitili, vero e proprio tesoro delle acque del golfo, che ne ospitano i vivai in diversi punti. Lasciata Lerici si sale verso il Belvedere e subito si incontra il bivio per Tellaro. La meta finale della pedalata si raggiunge proseguendo la salita, ma la visita val bene una deviazione.

Tellaro, che sorge arroccato sulla scogliera, è infatti uno dei “Borghi più belli d’Italia”. Tra gli incantevoli scorci non può sfuggire l’incanto della chiesa circondata dal mare, edificio legato alla leggenda secondo la quale una notte di secoli fa un gigantesco polpo, avvinghiandosi alla corda delle campane della chiesa, avvisò la popolazione dell’arrivo dei saraceni. Ed è proprio il polpo il protagonista della sagra che ogni estate anima le serate del paese. Ritornati sulle nostre orme, si pedala sino ad un altro bivio, quello per Montemarcello, altro centro inserito nell’elenco dei “Borghi più belli d’Italia”.

Sul limitare del promontorio del Caprione, il paese è in uno splendido stato di conservazione e girovagare per le viuzze dà l’impressione di entrare in un quadro naif. Nei dintorni la natura è protagonista con le insenature incontaminate di punta Corvo e l’orto botanico del Parco naturale regionale di Montemarcello-Magra.

Immersi nel verde si inizia la discesa verso Bocca di Magra. Ad un tratto il panorama si spalanca come una finestra sulla foce del fiume e sulle Alpi Apuane, taglienti e misteriose. Proseguendo sulla provinciale numero 30 si arriva nelle vicinanze di Ameglia, centro di origini romane, che ha raggiunto l’apice della sua importanza nell’alto Medioevo e che oggi si presenta come un piccolo gioiello prezioso.

Superato il Magra, sulla sponda sinistra incontriamo Fiumaretta, località prevalentemente balneare, e due chilometri dopo finalmente la meta del nostro viaggio, Marinella di Sarzana, sede di una importante tenuta agricola.

Miniviaggio di due giorni in Val di Vara

  • Bottagna – La Spezia
  • Difficoltà 2
  • Durata 2 giorni
  • Lunghezza 106 km

La nostra pedalata parte da Bottagna, luogo di incontro tra i fiumi Vara e Magra. La direzione verso la quale pedalare è quella di Piana Battolla (Osteria Marchesi, Ceparana), dopo cui incroceremo Cavanella e l’antichissimo borgo di Oltre Vara. Un breve tratto sulla sponda sinistra del fiume ci condurrà fino al ponte di Ramello che ci immetterà nuovamente sull’Aurelia.

Ci stiamo addentrando nel cuore della Val di Vara, conosciuta anche come la Valle del biologico, per le numerose colture e le forme di allevamento realizzati secondo natura. Una vocazione naturale per le cose sane, riscoperta da più di vent’anni, che ha innescato anche un gustoso e apprezzatissimo processo di valorizzazione e commercializzazione dei prodotti tipici.

Qualche chilometro ed eccoci a Borghetto Vara e subito dopo a Brugnato, un tempo sede vescovile, dove approfitteremo per una visita alla storica cattedrale. Proseguendo sulla statale 1 oltrepasseremo la cittadina di Sesta Godano, sorta alle pendici del Monte Gottero, la vetta più alta della provincia, e raggiungeremo San Pietro Vara, crocevia importante nella viabilità verso le terre di Genova.

Ora la strada corre tra campi e boschi, l’occhio spazia sulle più alte vette dell’Appennino Ligure in provincia della Spezia, per giungere a Varese Ligure, lo splendido “borgo rotondo”. Una sosta a questo punto è d’obbligo, per rinfrancare il corpo e lo spirito, cercando un tavolo in uno dei ristoranti o degli agriturismi della zona. Formaggi, ortaggi, legumi, ma anche le carni delle razze ovine del luogo e del famoso Gallo nero: la cucina della zona è praticamente ovunque a chilometro zero, non solo in fatto di produzione, ma anche di origine. Molti dei prodotti che vengono utilizzati e proposti, infatti, sono coltivati o allevati nei campi di questo angolo verde di Liguria da secolo e secoli. Si riparte per il ritorno sulla via dell’andata, almeno fino a Sesta Godano. Subito dopo ci dirigeremo verso l’abitato di Carrodano e poi, con una salita mediamente impegnativa, verso il passo del Bracchetto. Raggiungeremo il santuario mariano di Roverano per ridiscendere lungo il torrente Pogliasca fino a Borghetto. Raggiunto Padivarma e imboccato il ponte sul Vara, proseguiremo in direzione Beverino per visitare il borgo medioevale e percorrere la Val Graveglia. Il valico della Foce ci introdurrà nel territorio cittadino e qui potremmo scegliere tra due possibilità: salire in direzione del Monte Parodi per ridiscendere sull’abitato della Spezia con lo sguardo che spazia dalle Alpi Apuane, al Golfo, oppure salire fino al valico di Visseggi per scendere sulla importante Pieve di Marinasco, dedicata a Santo Stefano, da cui si gode di una vista unica sul tessuto urbano, sui colli e sull’arsenale militare della Spezia.

Da Sarzana a Luni, in bicicletta attraverso la storia

  • Sarzana – Luni
  • Difficoltà 2
  • Durata 2h30′
  • Lunghezza 21 km

La nostra pedalata inizia da Sarzana, città che affonda le sue origini nel passato e rivolge il suo sguardo al futuro.

Il centro storico, infatti, è una mescolanza di architettura medievale ed eleganza ottocentesca, testimonianza dei periodi di maggiore importanza della città della Val di Magra. Una sosta è d’obbligo, quindi, anche per altre attrazioni da non perdere: quelle della tavola.

Sarzana sorge infatti nella parte bassa di una valle nella quale confluiscono le tradizioni dell’entroterra lunigianese, cariche di sapori di una volta, che si possono ritrovare gustando prodotti tipici come i panigacci e testaroli, i salumi, i formaggi, le torte salate e i dolci tradizionali dell’inverno come la spongata. Tutto accompagnato da vini bianchi e rossi prodotti sulle alture che andremo ad incontrare durante il percorso.

Rimettiamoci in sella, dunque, e lasciato il centro di Sarzana dirigiamoci alla volta della Fortezza di Sarzanello fortificazione militare che domina la vallata del Magra: fu una antica sede vescovile e fu spesso al centro delle contese militari della zona.

A questo punto si inizia la discesa che ci condurrà a Caniparola, centro abitato che si trova al di là del confine che divide la Liguria e la Toscana. Poche centinaia di metri e la delimitazione tra le due regioni passa di nuovo sotto le nostre ruote, mentre ci inerpichiamo sulla salita che conduce verso l’antico borgo di Castelnuovo Magra. Il paese, premiato con la Bandiera arancione del Touring Club Italiano, ha un profilo inconfondibile, con le case racchiuse come gioielli nella cinta muraria dominata dalla torre dell’antico castello. Da Castelnuovo si gode di una vista a 360 gradi che vi lascerà senza parole, ma vale la pena abbandonare le vedute e visitare l’Enoteca pubblica della Regione, le cui sale ospitano le bottiglie che rappresentano le Doc della Liguria. Il personale specializzato e i sommelier professionisti, inoltre, saranno a disposizione per la degustazione dei vini, a cominciare dal vermentino prodotto nei vicini Colli di Luni.

Abbandonato il borgo, si ritorna verso la piana del Magra, dove si imbocca Via Olmarello. Dopo due chilometri si incontra il bivio per addentrarsi alla scoperta dei centri abitati di Nicola e di Ortonovo, oppure per scendere dritti verso la destinazione finale del nostro percorso, l’area archeologica di Luni, una delle più belle e floride colonie romane del nord Italia, il cui splendore derivava dall’uso del marmo bianco di Carrara scoperto dagli stessi abitanti e dall’importanza che la città ricopriva nell’economia e nella posizione strategica.

Oggi quel periodo di sfarzo e potenza è testimoniato dallo splendido anfiteatro e dai numerosi reperti emersi nel corso degli scavi per riportare alla luce il tessuto urbano, i templi e le dimore signorili.