I borghi delle Cinque Terre

  • Riomaggiore – Monterosso
  • Difficoltà 1
  • Durata 4h30′
  • Lunghezza 10,2 km

Il percorso si addentra nel territorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre e si dipana all’interno dei terrazzamenti e di questo territorio patrimonio Unesco dal 1997.
Un riconoscimento motivato dall’incredibile equilibrio che nei secoli si è instaurato tra gli abitanti e l’ambiente, fatto di declivi a picco sul mare, lentamente plasmati per poter ospitare distese di vigneti, una delle note più caratteristiche della zona.

Ma oltre che con i vini Doc e lo Sciacchetrà – un vino dolce, denso e corposo -, le Cinque Terre sanno conquistare chi le visita anche con grandi piatti della cucina di mare, primo fra tutti le acciughe di Monterosso, e con preparazioni a base dei limoni gialli e succosi che maturano al punto giusto al sole del tramonto. Se abbandoniamo la tavola e indossiamo le scarpe da trekking, possiamo visitare tutti i borghi delle Cinque Terre percorrendo un solo sentiero.

A Riomaggiore il percorso, contrassegnato dalla tabella numero 2, parte dalla piazza retrostante la stazione ferroviaria e coincide nel suo primo tratto con la famosa Via dell’Amore. Raggiunta Manarola si gira a sinistra, in direzione della marina, proseguendo sotto l’area attrezzata di punta Bonfiglio. Nel punto in cui i due tratti, nuovo e vecchio, del sentiero 1 si incontrano, il percorso diventa una stradella sterrata, con andamento piatto, che sovrasta per tutta la sua lunghezza la spiaggia di grandi pietre stondate di Corniglia, dove le acque dell’Area Marina protetta si mostrano in tutta la loro trasparenza. Superata la stazione ferroviaria di Corniglia salite al paese, percorrendo la scalinata detta “Lardarina”.

Il sentiero passa a margine del centro storico, dove la coltivazione della vite si mescola agli orti disseminati di ulivi, altra pianta protagonista del paesaggio e della tavola. Il percorso attraversa il Rio della Groppa, poi arriva sopra la spiaggia di Guvano. Superata la costa dirupata di Macereto, ricoperta di agavi e fichi d’india, all’incrocio con il sentiero numero 7 si riscoprono le terrazze dove i filari della vite si crogiolano al sole e spunta la torre più alta di Vernazza. Usciti dall’abitato, il viottolo mantiene la quota di 150 – 200 metri al di sopra del mare azzurro.

Avvicinandosi a Monterosso i terrazzamenti si fanno sempre più ricchi di agrumeti: state entrando nel regno dei Limoni di Monterosso, che vengono celebrati dalla sagra che si svolge ogni terzo sabato di maggio. A questo punto, però, non bisogna lasciarsi sopraffare dalla stanchezza e rinunciare a raggiungere punta Mesco, dalla quale si gode l’intero panorama dei cinque paesi pennellati sui crinali degli alti scogli, un paesaggio dal sapore intenso e dalle tinte tenui e delicate, un’immensa opera umana, che avete appena vissuto.

Il sentiero dei poeti

  • Alta via del Golfo
  • Difficoltà 2
  • Durata 6h00′
  • Lunghezza 18 km

La cucina di Porto Venere e delle isole dell’arcipelago è un trionfo di pesce, crostacei e soprattutto molluschi, per la presenza fissa dei mitili, proposti come condimento, come antipasto o come il più gustoso dei secondi, alla marinara o ripieni.

I “muscoli”, come vengono chiamati nel golfo spezzino, provengono dagli allevamenti che si trovano a poche decine di metri dalle coste del canale di Porto Venere.

Per una bella giornata di cammino, lasciate il borgo imboccando la scalinata che si inerpica alla destra della porta d’accesso al paese, un tempo l’unica via per penetrare la splendida palazzata.

Seguendo il segnavia bianco e rosso dell’Alta Via del Golfo che ci accompagnerà lungo tutto il percorso, saliamo verso Campiglia, attraverso il territorio del Parco Naturale Regionale di Porto Venere. Lungo l’ascesa possiamo godere dei paesaggi mozzafiato che ci offrono la falesia del monte Muzzerone e le isole Palmaria e Tino, stupirci per la collocazione del vigneto nella valle dell’Albana e rimanere totalmente affascinati dalla costa terrazzata di Schiara, con le sue cantinette aggrappate fra terra e mare. Percorrendo un antico sentiero di crinale immerso nel bosco, si raggiunge il borgo di Biassa, i cui abitanti, si dice, posseggono due case: una in paese, una di là dal monte, sulla dirupata costa di Tramonti, dove da secoli coltivano la vite. Un dolce saliscendi conduce al passo della Foce, dal quale lo sguardo può abbracciare la città della Spezia e l’intero golfo. Da qui in poi sono numerose le possibilità di abbandonare le alture e scendere alla Spezia, ma proseguendo in quota si transita per la pieve di Marinasco o i piccoli paesi di Sarbia e Valeriano: è un tratto rilassante, potremmo dire contemplativo, dal quale si scorgono suggestive vedute delle insenature spezzine e dell’entroterra.

La città della Spezia è il capoluogo della provincia, la città più ricca di servizi. Le sue origini sono antiche, ma è negli ultimi due secoli che la città è cresciuta e ha cambiato volto. La dominazione genovese dei secoli scorsi non permise mai al piccolo centro costiero di svilupparsi, ma la svolta avvenne con l’arrivo di Napoleone che pensò di costruire il suo arsenale all’interno del golfo.

Oggi la città si presenta come un compendio di eccellenze museali e di testimonianze liberty, con un centro storico pedonale e brulicante, soprattutto nelle serate estive. Oltre a tutti piatti della cucina ligure (dal pesto alla focaccia) nelle pizzerie spezzine è possibile gustare la farinata, una sfoglia croccante di farina di ceci e olio di oliva, mentre sono ancora molte le osterie che propongono la mesciua, una zuppa tipica a base di ceci, fagioli cannellini, fave secche, cicerchie e farro, con una spolverata di pepe nero e un filo d’olio extravergine di oliva.

Dalla Spezia al Magra, camminando sul mare

  • Alta via del Golfo
  • Difficoltà 2
  • Durata 6h30′
  • Lunghezza 21 km

Il tessuto urbano della città della Spezia ne evidenzia lo sviluppo in tre riprese ben distinte. Il centro storico di pianta medievale è circondato dalla città ortogonale nata a cavallo tra il XIX e il XX secolo. Mentre la parte orientale, quella cresciuta negli ultimi sessant’anni, si distingue per lo sviluppo convulso della modernità. Altrettanto varia è la cucina che si annusa nelle case e nei ristoranti del centro, dove le storiche osterie di stampo tradizionale si alternano a ristoranti di alta cucina italiana e ai locali che danno il meglio all’ora dell’aperitivo.

Per arrivare al Magra, però, bisogna mettersi in cammino e raggiungere San Venerio, dove procedere sull’Alta Via del Golfo in direzione Bocca di Magra. In questo tratto ci si accorgere che la coltivazione della vigna avviene ovunque, anche se sporadicamente: ogni orto ha le sue viti, ogni casa la sua piccola cantina. Da questo spirito hanno origine le numerose etichette degli ottimi vini Igp “Golfo dei Poeti”.

Ora bisogna salire lievemente sino al passo della Cisterna, per poi scendere alla volta del paese di Pugliola. La vista dal sentiero, in questo tratto, è nuovamente spettacolare: sullo sfondo alla nostra destra, spunta il castello genovese di Porto Venere con le isole Palmaria, Tino e Tinetto, mentre in primo piano si staglia il borgo di Lerici che, con la sua torre imponente, rappresentava il baluardo della città di Pisa nel territorio. Ed è proprio Lerici, il paese che al termine di ogni estate si trasforma in una sorta di capitale della cucina ligure di mare con Mytiliade, grande appuntamento culturale e gastronomico il cui protagonista assoluto sono i mitili, oggetto di convegni, gite, ricerche e ricette.

Lasciatosi alle spalle Lerici si sale verso il monte Gruzza, addentrandosi all’interno del Parco naturale regionale di Montemarcello. Giunti sulla cima del Monte Murlo è possibile visitare l’Orto botanico – con la macchia mediterranea spontanea – e lasciarsi trasportare dallo sguardo nel panorama a 360 gradi che vi si offre, con la foce del Magra e le Apuane con il loro profilo tagliente. Proseguendo, passate per l’antichissimo centro abitato di Montemarcello, il cui nome sembra derivi dal console romano Claudio Marcello. Il borgo merita una visita approfondita, alla scoperta delle testimonianze delle varie  epoche: nel corso dei secoli il paese non ha mai perso di importanza per l’invidiabile posizione e la mitezza del clima. Infine, attraverso il bosco di lecci, scendete verso il centro abitato di Bocca di Magra, che sorge sulla foce del fiume.

Da Brugnato a Pieve di Zignago

  • Brugnato – Zignago
  • Difficoltà 2
  • Durata 2h40′
  • Lunghezza 5,82 km

Cittadina di antichissime origini, adagiata sulla sponda sinistra del fiume Vara, Brugnato è oggi una delle mete più visitate della Val di Vara, per le attrazioni culturali che custodisce, ma anche per i prodotti tipici che qui vengono realizzati, per le escursioni offerte da sentieri e dai boschi circostanti e per la possibilità di provare l’emozione del rafting con gli esperti del posto. Guadagnato l’appellativo di città nel 999 d.C., Brugnato, oggi inserito nella lista dei “Boghi più belli d’Italia”, presenta un nucleo centrale di forma ellittica, sorto intorno alla cittadella vescovile come borgo fortificato a pianta circolare.

La gastronomia brugnatese spicca nella produzione di formaggi tipici nel locale caseificio e dei salumi nei numerosi salumifici artigianali. I panifici locali producono, oltre all’immancabile focaccia e alle torte di riso e verdura, anche i canestrelli brugnatesi, dolci realizzati con pasta zuccherata e insaporiti con finocchio selvatico, di cui era ghiotto il regista Mario Soldati.

Nei numerosi ristoranti che si incontrano nei “caruggi” del borgo è possibile gustare la tipica cucina ligure. Per chi invece visita Brugnato con l’intenzione di sgranchirsi le gambe sulle alture che circondano il centro abitato, consigliamo una lunga passeggiata alla volta di Pieve di Zignago, antica frazione dove è ancora molto diffusa la pastorizia. Per imboccare il sentiero, identificato dal segnavia 18/a, bisogna seguire Via Macero, nella parte ovest di Brugnato.

Dopo quasi 200 metri, si giunge a un bivio, dove nasceremo la strada principale per incamminarci sulla destra, lungo Via Bozzolo. La carrozzabile sale fino a un incrocio che porta a un piccolo  cimitero. Abbandonando la stradina per Bozzolo, all’altezza di una piccola maestà dedicata a Sant’Antonio, prendiamo una stradina piuttosto stretta che viaggia tra orti e pascoli.

Lasciato sulla nostra sinistra un agriturismo, proseguiamo fino a una selletta, dalla quale il nostro cammino inizia a scendere. La sterrata che percorriamo attraversa un ambiente caratterizzato da una vegetazione a tratti bassa e rada. Ad un tratto il sentiero inizia a risalire il crinale davanti a noi sulla cosiddetta “via di boeu”, così chiamata perché era utilizzata dagli abitanti di Zignago per condurre i buoi al mercato. Più avanti il sentiero interseca il sentiero numero 8, noto come via da Tramonte.

La salita prosegue su una pista forestale all’interno di una fittissima pineta fino alla vetta della costa Taramaschi, dove la mulattiera si trasforma in una agevole sterrata. Da qui in poi procediamo in falsopiano fino ad aggirare il monte Zignago e da qui scendere fino a Pieve di Zignago.

Sulle orme dei pellegrini

  • Casoni – Sarzana
  • Difficoltà 1
  • Durata 11h30′
  • Lunghezza 34,1 km

Una volta raggiunti i Casoni di Suvero con i mezzi pubblici, il nostro percorso può cominciare. Se c’è il tempo di una sosta gastronomica, però, vale sicuramente la pena soffermarsi in uno dei numerosi ristoranti tipici o agriturismi. A farla da padroni nei menù sono indubbiamente i funghi, la castagne, la selvaggina e i formaggi, da assaporare con il miele ottenuto dalle arnie sparse in queste valli. Per mettersi in cammino, attraversata l’ampia pineta che caratterizza i dintorni di Casoni di Suvero, imbocchiamo sulla destra la carrareccia contrassegnata con il segnavia AV di colore bianco e rosso che ci porterà poco più in alto, ai 1.042 metri di Sella d i San Genesio. Da qui in poi la strada verso Sarzana è quasi sempre in discesa. Attraversando vasti pascoli incorniciati dagli arbusti di ginestra che si alternano con zone con vegetazione più boschiva, potrete osservare in più occasioni splendidi scorci del borgo di Calice al Cornoviglio, sovrastato dall’imponente castello e, discostandosi un po’ dal sentiero principale, apprezzerete il balcone naturale costituito dal monte Cornoviglio che si affaccia sulla Val di Vara, la Lunigiana, il Golfo della Spezia e le Apuane. Proseguendo lungo le antiche mulattiere di crinale raggiungiamo il monte Alpicella, quasi completamente coperto da pini piantati all’inizio del secolo scorso per ar ginare il dissesto idrogeologico causato da precedenti disboscamenti. Continuando la discesa verso il Valico dei Solini, la via per un tratto si trasforma in sentiero, e a farci compagnia lungo il cammino sono i cerri e castagni. Sulla nostra destra, verso valle, fa capolino il centro abitato di Bolano. (Osteria Marchesi, Ceparana).

Giunti a Tirolo dopo aver incontrato uliveti e vigneti sparsi un po’ ovunque, abbandoniamo l’Alta via e percorriamo la strada asfaltata in direzione Santo Stefano Magra: non appena terminato il ponte che supera il fiume, dirigiamoci verso le sponde imboccando così il Percorso fluviale lungo il quale si incontrano anse incontaminate, popolate da numerosi uccelli acquatici. Andiamo verso il centro del paese, dal quale parte il sentiero S4, che, in poco più di un’ora, ci porterà a Ponzano Superiore. Il piccolo borgo ha radici antichissime, forse risalenti all’epoca romana, e merita una visita, tanto per le caratteristiche culturali quanto per quelle culinarie.

Dal 1975, infatti, è sede della Sagra della Scherpada, durante la quale ogni estate vengono preparate e consumate migliaia di tradizionali torte di verdura. Assolutamente da provare.

Da Ponzano superiore iniziamo a seguire la Via Francigena e riprendiamo a scendere verso Sarzana. A metà del cammino che ancora ci attende, incontriamo i resti del Castello della Brina. La fortificazione deteneva importanti poteri di controllo e protezione del cammino dei pellegrini e di riscossione del pedaggio. Poco avanti, inizia l’abitato di Sarzana, città ricca di tesori e testimonianze, non solo storiche. Nei locali incastonati in un centro storico molto curato si incontrano le cucine tipiche della Liguria e della Lunigiana, ma il piatto che contraddistingue più di tutti la gastronomia sarzanese è la Spongata, una torta dolce di pasta sfoglia, ripiena di frutta e marmellata.